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Neuroni specchio

I neuroni specchio spiegati dal prof. Ramachandran: ovvero il neurone proteso nel futuro

 

Vilayanur S. Ramachandran (1951) è un neurologo indiano.

Meglio conosciuto per il suo lavoro nei campi delle neuroscienze del comportamento e della psicofisica. Si è laureato in medicina allo Stanley Medical College a Madras in India, e in seguito, ha conseguito il Ph.D. al Trinity College all'University of Cambridge. È attualmente professore di neuroscienze e psicologia all'Università della California di San Diego, direttore del Center for Brain and Cognition ed è professore aggiunto di biologia al Salk Institute; è inoltre autore di oltre centoventi pubblicazioni scientifiche.
Scrive attualmente per Scientific American, ed è apparso sui documentari PBS. La rivista Newsweek lo ha definito una delle "cento persone più importanti del nostro secolo."

 



Oggi vi parlerò del cervello umano, che è ciò che studiamo all’Università della California.

Pensiamo solo un attimo alla questione. Qui c’è un pezzo di carne gelatinosa, l’encefalo appunto, meno di un chilo e mezzo, che potete tenere nel palmo della vostra mano, ma che può comprendere la vastità degli spazi interstellari, può indagare il significato dell’infinito, chiedersi il significato della sua stessa esistenza e farsi domande riguardo la natura di Dio.
E questa è veramente la cosa più straordinaria del creato. È il più grande mistero riguardo l’essere umano: Com’è possibile tutto ciò? Bene, come sapete, il cervello è fatto di neuroni. Qui stiamo guardando dei neuroni. Ci sono 100 miliardi di neuroni nel cervello adulto. Ogni neurone ha dalle 1.000 alle 10.000 connessioni con gli altri neuroni del cervello. Su questa base, è stato calcolato che il numero di trasformazioni e combinazioni dell’ attività del cervello è superiore al numero di particelle elementari dell’universo.
Quindi, come è possibile studiare il cervello? Un modo per farlo è di osservare chi ha avuto delle lesioni in alcune parti del cervello e studiarne i cambiamenti del comportamento. Oggi vi parlerò di un alta modalità di osservazione che consiste nel mettere degli elettrodi in diverse aree del cervello e registrare effettivamente l’attività delle singole cellule nervose nel cervello. Una specie di spionaggio dell’attività delle cellule nervose nel cervello.


Ora, una scoperta fatta di recente da ricercatori italiani, a Parma, Giacomo Rizzolatti e i suoi collaboratori, è un gruppo di neuroni chiamati neuroni specchio, questi sono nella parte anteriore del cervello, nei lobi frontali. Ora, ci sono dei neuroni chiamati “neuroni dell’attività motoria” sulla zona davanti del cervello, che conosciamo da più di 50 anni. Questi neuroni si attivano quando uno compie un’azione specifica. Per esempio, se mi allungo e afferro una mela, i neuroni dell’attività motoria, si attiveranno. Se mi allungo e raccolgo un oggetto, un altro neurone si attiverà, comandandomi di raccogliere l’oggetto. Questi neuroni dell’attività motoria sono conosciuti da molto tempo.
Rizzolatti ha scoperto un sottogruppo di questi neuroni, circa il 20%, chiamati neuroni specchio, che si attivano pure quando sto guardando qualcun altro che compie un’azione. Quindi, ci sono dei neuroni che si attivano quando mi allungo per prendere qualcosa, ma si attivano anche se vedo Joe che si allunga per prendere qualcosa. E questo è veramente sorprendente. Perchè è come se questi neuroni adottino il punto di vista di un’altra persona. Come se realizzassero una simulazione virtuale dell’azione dell’altra persona.
Qual’è lo scopo di questi neuroni specchio? Certamente sono coinvolti in processi come l’imitazione e l’emulazione. Imitare un’azione complessa richiede che il mio cervello si metta nel punto di vista di un altro. Allora, come avviene l’imitazione, perché sono importanti i neuroni specchio e l’imitazione?

 

Ora, guardiamo alla cultura, al fenomeno del formarsi di un patrimonio di conoscenze tipicamente umano. Se andiamo indietro nel tempo, 75/100.000 anni fa, e guardiamo all’evoluzione dell'uomo, vediamo che accadde una cosa molto importante circa 75.000 anni fa. All’improvviso sono emerse e si sono rapidamente diffuse diverse capacità esclusive dell’essere umano come l’uso di attrezzi, del fuoco, di rifugi, ed ovviamente anche del linguaggio, e la capacità di “leggere” nella mente di un altro ed interpretare il suo comportamento. Tutto ciò in modo relativamente veloce.
Anche se il cervello umano ha raggiunto l’attuale dimensione quasi 3/400.000 anni fa, circa 100.000 anni fa tutto ciò è accaduto molto rapidamente. Io credo che ciò che accadde sia stata l’improvvisa emersione del sofisticato sistema di neuroni specchio, che ci ha permesso di imitare le azioni degli altri. Così che, quando per caso avveniva un'inattesa scoperta di un membro del gruppo, come, ad esempio, l’uso del fuoco, o di uno strumento particolare, invece di scomparire o rimanere circoscritta ai pochi appartenenti al suo stesso clan, veniva diffusa rapidamente, orizzontalmente a tutta la popolazione o verticalmete trasmessa attraverso le generazioni.
Ciò ha reso l’evoluzione, improvvisamente Lamarckiana, invece che Darwiniana. L’evoluzione Darwiniana è lenta, richiede centinaia di migliaia di anni. L’orso polare, per sviluppare la pelliccia, ci metterà migliaia di generazioni, forse 100.000 anni. Nell’essere umano, il figlio deve solo vedere il genitore uccidere un altro orso polare, scuoiarlo e mettere la pelliccia sul suo corpo e lo impara subito. Ciò che all’orso polare capita in 100.000 anni, lo si può imparare in 5, forse 10 minuti. Non solo, ma poi ciò che si impara viene diffuso in proporzione geometrica attraverso la popolazione.


Questo è il principio. L’imitare capacità complesse, è ciò che chiamiamo cultura, la base della civiltà. Ma c’è anche un altro tipo di neuroni specchio, che è coinvolto in qualcosa di molto diverso. Come ci sono i neuroni specchio per l’azione ci sono i neuroni specchio per il contatto. Se qualcuno mi tocca la mano, i neuroni della corteccia somato-sensoriale nella regione sensoriale del cervello si attivano. Ma gli stessi neuroni, si attivano in certi casi semplicemente se guardo un’altra persona che viene toccata. Si prova empatia per l’altro che viene toccato.
Quindi, molti neuroni si attivano se vengo toccato in zone diverse. Neuroni diversi per aree diverse. Ma alcuni di loro si attivano anche se vedo qualcun altro che viene toccato nello stesso punto. Così, di nuovo abbiamo dei neuroni sviluppati per l’empatia. E nasce la domanda: se guardo una persona che viene toccata, perchè non mi confondo e non sento anche il contatto soltanto guardando qualcuno che viene toccato? Voglio dire, “empatizzo” con la persona ma non “sento” letteralmente il contatto. Beh, ciò succede perché abbiamo dei recettori sulla pelle, quelli per il tatto e del dolore, che mandano dei segnali al cervello e dicono “Tranquillo non sei stato toccato”. Così “empatizziamo”, sentiamo tutto con l’altra persona, ma non l’effettiva esperienza del contatto altrimenti ne saremmo confusi.
Ok, cosi c’è un segnale di ritorno che blocca il segnale dei neuroni specchio impedendo l’esperienza consapevole del contatto. Ma se elimini il braccio, se anestetizzi il braccio con un’iniezione, ossia blocchi il plesso brachiale e il braccio diviene insensibile, e quindi da li nessun segnale ti arriva? Ugualmente, se ora vedo qualcuno toccato, io lo sento veramente lo stesso. In altre parole, con l’uso dei neuroni specchio ho dissolto la barriera tra me e gli altri esseri umani. Io li chiamo neuroni Gandhi o neuroni dell’empatia.
Questo succede non in modo astratto o metaforico; tutto ciò che separa te da un altro essere, dalle altre persone è la tua pelle. Togliete la pelle e la vostra mente sarà in contatto con gli altri. Dissolverete la barriera tra voi e gli altri esseri umani. Questo è alla base di molte filosofie orientali, ossia che non esiste nessun io indipendente separato dagli altri esseri umani, che indaga sul mondo, che investiga su gli altri. In realtà noi siamo connessi, non solo con FB e Internet, siamo connessi dai nostri neuroni. In questa sala c’è un’intera connessione di neuroni che dialogano tra loro. E non c’è nessuna reale distinzione tra la vostra coscienza e quella di un altro. Questa non è filosofia del “mambogiambo”. Emerge dalla nostra comprensione della neuroscienza.


Prendiamo un paziente con un arto fantasma. Se il braccio è stato tolto e soffri del fenomeno dell’arto fantasma, e guardi qualcun altro che viene toccato, senti il tuo braccio anche se ti manca. Ma ancora più stupefacente, se hai un dolore nell’arto fantasma e prendi la mano dell’altra persona, e massaggi la sua mano, questo attenua il dolore nella mano che tu non hai più, come se i neuroni possano produrre un sollievo anche soltanto guardando un altro che viene massaggiato.
Per molto tempo la gente ha guardato alla scienza e all’umanesimo come due cose distinte. C.P. Snow (umanista inglese dell’età vittoriana) ha parlato di due culture: la scienza da una parte e l’umanesimo dall’altra; “mai le due s’incontreranno”. Io dico che i neuroni specchio rappresentano l’interfaccia che ci consente di rivedere questioni quali la consapevolezza, la rappresentazione del se’, di ciò che ci separa dagli altri esseri umani, di ciò che ci permette di entrare in empatia con gli altri, ed anche altre cose come lo sviluppo della cultura e della civiltà, che è solo dell’essere umano.

 

Grazie

Libera trascrizione della conferenza riportata da TED.COM il 20 gennaio 2010.

 

Chi sono

Trenta anni in cui ho potuto amalgamare la passione con la professione passando attraverso esperienze apparentemente molto diverse ma legate tra loro da un filo irresistibile: la capacità insita in ciascuno di noi di rinnovarsi e trasformarsi.

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