”PALETTI” DELL’INTUIZIONE: ELEMENTI PER UN METODO RAGIONEVOLE DI INTERPRETAZIONE DELL’ YI JING
Brani liberamente tratti da un testo di Cyrille J.- D. Javary
L’Yi Jing non è una scienza, è un’arte, per cui la sua pratica richiede talento e tecnica. Tradizione multisecolare, sintesi rinnovata col passare dei secoli, la pratica individuale dell’Yi Jing, che erroneamente chiamiamo ”divinazione“, ci apre a una nuova visione del mondo. Yin/Yang per la sua dialettica attiva e la sua dinamica interna disloca i dilemmi sui quali sovente ci blocchiamo. La saggezza delle risposte dell’Yi Jing a volte ci sorprende, ma è comunque sempre di aiuto, non fosse altro per il dialogo che ci induce a instaurare con la situazione e sopratutto con noi stessi, ma senza guida, senza un metodo d’investigazione l’Yi Jing può rivelarsi un esercizio rischioso, poiché il consultante si trova a fronteggiare sentenze lapidarie con simbolismi e formule esotiche e arcaiche, l’utilizzatore deve così ricorrere alla propria intuizione e ai commentari della traduzione di cui dispone.
Al momento non abbiamo traduzioni soddisfacenti e correttamente spiegate dell’Yi Jing, quelle in commercio si rifanno in parte tutte alla stessa fonte, la traduzione di Richard Wilhelm, che risale a tre generazioni fa e il cui contenuto non trova d’accordo molti sinologi che la considerano sorpassata, sul piano filologico, storico e psicologico, ciò nonostante l’Yi Jing funziona e innumerevoli utilizzatori testimoniano della veridicità dei suoi consigli, evidentemente vi è qualcosa che passa oltre e che parla
direttamente alla nostra intuizione. L’intuizione, una delle qualità umane più efficaci, è un dono che ciascuno può coltivare e rafforzare, per esempio, con esercizi appropriati di Qi Gong. I cinesi hanno sempre apprezzato l’intuizione e hanno cercato nel campo dell’Yi Jing un metodo globale di analisi che permettesse loro di utilizzarla al meglio.
Il Centro Djohi di Parigi ha sviluppato e insegna questo metodo da diversi anni, allo scopo di dare, con l’aiuto di una metodologia ragionevole, dei “paletti” all’intuizione affinché essa possa sviluppare tutta la propria potenza induttiva senza perdersi nelle steppe dell’immaginario.
Questo metodo si compone di due parti: l’analisi e l’interpretazione che si sviluppano in otto punti.
L’analisi è la verifica e la cernita degli elementi che appaiono nella risposta apportata dall’Yi Jing, è la parte che richiede la maggiore obiettività. L’interpretazione consiste nel legare assieme tra loro tutti gli elementi dell’analisi e nell’organizzarli assieme in modo da far emergere la loro gerarchizzazione e una sintesi personale.
L’analisi è la parte Yang, centrifuga, dello studio di una consultazione, si prende possesso di tutti i dati apportati dalle figure lineari e dai testi. L’interpretazione è la parte Yin, centripeta, è una decantazione che permette di far emergere, eliminando informazioni non pertinenti alla domanda, il senso specifico della risposta.
LA QUESTIONE DELLA DOMANDA
È un momento essenziale nella consultazione, perché esige l’implicazione personale di chi interroga il Libro. Una consultazione dell’Yi Jing è simile a una presa del polso cinese, riguarda solo la persona che vi si presta. È una veduta aerea di un paesaggio interiore, la radiografia dell’organizzazione delle forze Yin/Yang che stanno alla base del consultante in un dato momento, nella tensione particolare di questa persona verso un determinato scopo. È valida solo per il tempo della domanda. Più è precisa la formulazione della domanda, più precisa sarà la risposta dell’Yi Jing e più precisa la sua interpretazione. Il consultante, effettuando lui stesso il lancio delle monete o utilizzando gli steli d’achillea, entra attivamente nella propria domanda, riassumendo si può dire che la migliore formulazione di una domanda all’Yi Jing si presenta sotto forma di un quesito che comporta un verbo d’azione di cui il consultante è il soggetto.
Spesso i nomi cinesi degli esagrammi sono dei verbi, è facile che l’Yi Jing risponda alla domanda proprio con un verbo, inoltre questo tipo di formulazione permette di escludere dall’utilizzazione ragionata dell’Yi Jing ogni idea di divinazione, poiché impedisce sia le domande d’informazione sull’avvenire, sia le domande implicanti atteggiamenti o sentimenti di persone al di fuori del consultante, infine la domanda va scritta. Qui non si tratta di ortodossia, ma di armonia, poiché a questa domanda l’Yi Jing risponderà sotto forma di un’immagine che sarà essa stessa descritta a parole.
Ancora un’altra ragione a favore della formulazione scritta e datata è la possibilità di poter tornare ulteriormente a considerare le consultazioni ottenute in passato. L’ideale sarebbe quindi di tenere un quaderno delle proprie consultazioni, una sorta di giornale di bordo della propria navigazione nel flusso del cambiamento.
Nel caso in cui la domanda si presenti sotto forma di un’alternativa, di una scelta tra due possibili soluzioni, bisogna assolutamente ricorrere al metodo della doppia consultazione. Questa tradizione più che millenaria, è più antica dell’Yi Jing stesso, poiché risale alle interrogazioni effettuate sui gusci delle tartarughe durante l’età del bronzo, consiste nell’interrogare l’Yi Jing su ciascuna delle alternative considerate.
A parte le domande precise di attitudine o le domande generali di strategia, tutti gli altri quesiti posti all’Yi Jing nello spirito indicato precedentemente, possono tradursi in una doppia consultazione sotto forma di:
A) fare questo?
B) non fare questo?
La pratica della doppia consultazione porta a considerare la realtà e il suo contrario sotto una nuova luce che ancor prima della risposta che si otterrà è già ricca d’insegnamenti.
ANALISI VISUALE DELLE FIGURE
La sottigliezza della risposta data dal libro delle Mutazioni sta soprattutto nel fatto che essa non si presenta sotto forma di un esagramma, ma di due. Questa due figure non sono né indipendenti né equivalenti. Chiameremo “esagramma ottenuto” la figura ricavata in seguito alle manipolazioni aleatorie riportate linea per linea dal basso verso l’alto. È la parte fondamentale della risposta.
L’esagramma ottenuto rappresenta l’organizzazione delle forze Yin/Yang del consultante, determinata e materializzata dalla sua particolare tensione verso lo scopo che si propone, dalla materia in cui la sua domanda è stata formulata ed è verso la comprensione di questo esagramma che convergono tutte le regole di analisi. Attraverso la manipolazione si determina non solo la natura Yin o Yang di ciascuno dei sei tratti dell’esagramma ottenuto, ma si differenziano anche quelli che restano Yin o Yang per tutto il tempo della domanda (indicati con 8 per lo Yin e 7 per lo Yang), da quelli che appaiono come per una sorta di arresto sull’immagine nell’istante precedente alla loro mutazione, cioè la loro trasformazione nel proprio contrario. La risposta è allora completata da una seconda figura che chiameremo “esagramma di prospettiva”.
L’esagramma di prospettiva è la figura ottenuta operando la trasformazione di Yin in Yang e viceversa delle linee così dette mutanti dell’esagramma ottenuto (indicate con 6 per Yin e 9 per lo Yang).
L’esagramma di prospettiva, spesso chiamato a torto “esagramma di mutazione”, non rappresenta come generalmente si crede, il futuro della situazione, ma permette di precisare la consonanza particolare e l’esagramma che ha ottenuto, rappresenta la prospettiva nella quale l’esagramma deve essere letto, da cui il suo nome.
Essendo l’analisi visuale di queste due figure una delle parti essenziali nello studio di una consultazione, conviene disegnarle ben grandi, su di un foglio bianco, sulla cui parte superiore sarà stata riportata la domanda e la data della consultazione. Tracceremo le due figure allo stesso livello per rilevare che appartengono allo stesso periodo e soprattutto per far apparire con più chiarezza le variazioni da una figura all’altra.
I TRIGRAMMI
I trigrammi sono la chiave essenziale per penetrare nell’universo di Yin/Yang. Numerosi testi in lingua occidentale riportano la leggenda secondo cui i trigrammi sarebbero all’origine degli esagrammi.
Ci si rende facilmente conto di quanto ciò sia inesatto, osservando che più della metà degli esagrammi appaiono del tutto incomprensibili se ricondotti a questi soli elementi. Storicamente, i trigrammi sono nati da una riflessione globale sugli esagrammi, e non il contrario. I testi degli esagrammi sono stati fissati molte centinaia d’anni prima dello sviluppo dell’idea dei trigrammi. Occorre quindi tener sempre presente che un esagramma, più che la combinazione di due trigrammi, è una situazione intera, che non può essere ridotta a due elementi. Non di meno, non è senza ragione che la tradizione cinese ha incorporato i trigrammi al corpus dell’Yi Jing e ce ne dobbiamo servire, pur senza perderci troppo nelle immagini naturalistiche che sono loro attribuite spesso mal tradotte e mal comprese.
Se considerati poiché movimenti energetici e modelli di comportamento, i trigrammi forniscono elementi importanti nell’analisi di una consultazione. Se ci troviamo in difficoltà a tradurre in termini d’azione il senso di un esagramma, le qualità dei due trigrammi elementi apportano indicazioni di minima per determinare l’attitudine appropriata alla situazione. Sono inoltre efficaci per comprendere ciò che evolve tra l’esagramma ottenuto e l’esagramma di prospettiva.
I TESTI CANONICI
Rappresentano il punto di ancoraggio alla tradizione cinese. Il testo dell’Yi Jing propriamente detto si compone unicamente del Giudizio e dei testi delle linee dei 64 esagrammi. Tutto il resto è rappresentato dai Commentari Canonici molto più tardivi.
Tradizionalmente i testi da consultare sono:
Nulla impedisce di documentarsi su altri Commentari Canonici.
La più grande difficoltà dei testi dell’Yi Jing viene dal fatto che, essendo lo strato più antico del Libro delle Mutazioni, non sono sempre facili da capire né da interpretare. Non di meno, si possono stilare alcune regole:
I nomi degli esagrammi descrivono una data situazione e la sua gestione. A volte l’accento è posto più sulla descrizione (es. esagr. 55 ABBONDANZA); a volte più sulla sua gestione (esagr. 58 COMUNICARE). Nella nostra lingua raramente si può esprimere questa dialettica con una sola parola e di questo dobbiamo tenere conto. Esempio l’esagramma 4 si chiama MENG, che significa “Giovane Stolto” (descrizione), ma anche “Apprendimento, Ricevere un insegnamento” (gestione).
Il testo del Giudizio riassume ciò che l’Yi Jing pensa della situazione definita nel suo insieme. È spesso laconico o composto unicamente da indicazioni mantiche. È importante analizzare queste ultime con precauzione, il loro senso non è sempre preciso e soprattutto in maniera relativa, riguardo alla loro presenza o alla loro assenza.
Il testo della Grande Immagine esprime ciò che l’Yi Jing pensa che occorra fare in una determinata situazione. Indica generalmente l’azione ideale riguardo alla situazione considerata dalla figura servendosi di due frasi, di cui la seconda indica l’obiettivo e la prima il modo di realizzarlo.
I testi delle linee pongono l’accento sulla particolarità dei diversi stadi cui si sviluppa la situazione descritta dall’esagramma. Nel caso in cui il testo di una linea indichi una linea d’azione in contrasto con il consiglio espresso nel Giudizio, è il consiglio fornito dal testo della linea che occorre seguire. In effetti, se il testo del giudizio descrive in maniera generale la situazione in cui ci si trova, il testo della linea mutante indica un momento preciso di questa situazione che ci riguarda più da vicino. Vi sono quindi circostanze in cui conviene fare il contrario di quello che la situazione raccomandata in maniera globale.
Quando il testo di una linea mutante viene a contraddire il testo di un’altra linea mutante il problema è più complesso, perché bisogna allo stesso tempo seguire i due consigli. Non possono in alcun caso essere seguiti uno dopo l’altro, poiché il fenomeno della mutazione delle linee è avvenuto nello stesso momento.
Infine, vi è il problema della comprensione del testo stesso. Che cosa può significare, per esempio, una frase come: “Ecco che sopraggiunge la veste dai galloni scarlatti!» (Esagr.47, linea 2). A parte il fatto che il rosso è un colore onorifico, cosa che potrebbe far pensare trattarsi, per la veste in questione, di un segno esteriore di potere, quindi della proposizione di una carica onorifica, null’altro traspare da questa frase. Comprendere frasi scritte circa tremila anni fa può a volte apparire un’impresa ardua, ma non é per questo che si deve cadere in libere associazioni d’idee. Qui una piccola regola ci viene in aiuto: non tutte le parole di un testo invecchiano allo stesso modo e se il tempo porta via nel proprio fluire i sostantivi che descrivono la realtà di un’epoca, i verbi, loro sono esterni. Nel nostro esempio un fatto è certo: qualcosa “sopraggiunge”, qualcosa che modifica la situazione. Come regola generale, quando il testo è troppo arcaico, guardando i verbi e cambiandoli con l’esagramma derivato, si può arrivare ad avere un’idea molto precisa della situazione. Il testo completo delle linee del nostro esempio dice:
“Esaurimento davanti al vino e al cibo.
Ecco che sopraggiunge la veste dai galloni scarlatti.
È favorevole fare i riti d’offerta agli antenati.
Sventurate le spedizioni. Nessun errore.“
Questa è interpretabile come al cuore di una situazione di esaurimento arriva qualcosa che fa intravedere la possibilità di una riunione, (Esagr. derivato dalla linea: 45), a condizione di riallacciarsi alle proprie radici, “fare offerte agli antenati”, e di astenersi da azioni esteriori, “sventurate le spedizioni”, in queste condizioni gli errori commessi non saranno pregiudizievoli, “nessun errore”.
LA SINTESI
È evidentemente il momento più delicato nella analisi di una consultazione, quello in cui il rigore si mette da parte di fronte all’intuizione. Tutti gli elementi accumulati in precedenza, che cominciano a pesare a causa del loro gran numero, devono essere fusi e sintetizzati in una risposta che in forma ideale dovrebbe potersi formulare con una sola frase. La difficoltà principale è quella di operare una cernita fra tutte le informazioni di cui disponiamo, in modo da eliminare quelle che non servono all’elaborazione della risposta. Il metodo migliore è quello di conservare quelle indicazioni che sono apparse più volte durante i diversi metodi d’analisi. Quando sembra troppo difficile realizzare la sintesi, si può sempre ricondurre a quanto espresso dal nome dell’esagramma ottenuto, modulato da quello dell’esagramma di prospettiva. Nel dialogo intimo che s’instaura con l’antico libro cinese quel che conta è l’intuizione, resa più sicura dai paletti che le abbiamo imposto e il cuore.