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Cos'è la Fisio Kinesi Terapia o FKT?

Cos'è la Fisio Kinesi Terapia o FKT?

Dall’800 circa si cominciò ad avere una nuova visione del corpo che portò nella cura ma anche nella danza e nell’arte in genere una nuova e stupefacente comprensione del movimento e della vita

Negli anni ‘80, un medico australiano dell’Università di New South Wales, di nome David Garlick, studiò i fenomeni fisiologici che determinano l’efficacia di una buona percezione del proprio corpo nel libro ”The Lost Sixth Sense” (Il Sesto Senso Perduto).

Il sesto senso cui si riferisce Garlick è la cinestesia: la percezione che uno ha della posizione e del movimento del corpo e degli arti.

”Propriocezione” è un altro termine utilizzato per descrivere la percezione del proprio corpo rispetto all’ambiente circostante.

“Esistono delle indicazioni che questo sesto senso sia stato ‘perduto’, o soppresso, nella nostra civiltà moderna. (...) poichè le nostre menti sono impegnate con tanti input e output relativi al mondo esterno, i segnali trasmessi dal corpo vengono soppressi o ‘filtrati’ prima che ne prendiamo coscienza.”

Come è possibile che ciò accada? Non dobbiamo essere per forza coscienti dell’ambiente che ci circonda, per poter svolgere i nostri compiti quotidiani?
La spiegazione che tutti noi sviluppiamo dei modelli di movimento che utilizziamo abitualmente nella nostra vita quotidiana, di modo che non dobbiamo pensare come mantenere o cambiare posizione e possiamo concentrare tutta la nostra attenzione su quello che facciamo, che sia vadoperare un utensile ad alta precisione, pettinarci o camminare per la strada.

Quando decidiamo di compiere un’azione abituale, la nostra mente reagisce come se fosse un computer che lancia un determinato programma quando riceve un segnale prestabilito. Il modello d’azione, archiviato nella parte più profonda del cervello, viene richiamato per l’uso, di modo che l’azione voluta si compia senza la minima attenzione da parte nostra.

“Comprensibilmente, il cervello deve ridurre la quantità di informazioni che è chiamato a gestire, in modo da essere pronto per ricevere nuovi dati. Per quanto riguarda un gran numero di posizioni e movimenti acquisiti o imparati, il cervello utilizza dei centri a livello sub-corticale - e quindi subconscio - nei quali risiedono i necessari programmi. Per le posture caratteristiche dello stare seduti o stare in piedi, si fa quindi ricorso ai programmi sub-corticali. (...) Riusciamo a fare a meno del sesto senso che controlla la posizione dei muscoli e degli arti.”

Purtroppo, non essendo più coscienti del feedback fornito dal nostro corpo, non siamo più in grado di aggiornare i nostri programmi quando cessano di essere appropriati. Col passare del tempo, se la nostra percezione viene offuscata da meccanismi sensori difettosi, può succedere di sviluppare abitudini che comportino l’utilizzo dei muscoli “sbagliati”, oppure la contrazione eccessiva dei muscoli “giusti”.
Il corpo non sarà più correttamente allineato e dovremo compiere uno sforzo sproporzionato non solo per muoverci ma anche solo per stare seduti o in piedi.

“Il cattivo funzionamento dei muscoli avviene perchè sopprimiamo o escludiamo gli input sensori, affidandoci a programmi inadeguati.”

Come possiamo riscrivere i programmi che determinano i nostri movimenti? E’ possibile imparare quali muscoli dobbiamo impiegare e come utilizzarli?

Non è così semplice, ahimè. Anche se potessimo imparare modelli corretti usando soltanto le nostre capacità intellettive, nella maniera in cui impariamo una poesia, per esempio, ciò non risolverebbe il
problema, perchè i programmi in questione vengono lanciati da zone del cervello che entrano in gioco senza un’azione cosciente da parte nostra. (Le ricerche finora svolte in questo campo indicano che sono coinvolti il cervelletto ed i gangli basali.)
Quello che occorre fare, prima di tutto, è risvegliare il nostro sesto senso, in modo da avere una corretta percezione del feedback che proviene dal nostro corpo. Poi saremo in grado di permettere al nostro subconscio di scrivere i programmi per conto nostro. Se applichiamo il rilassamento e l’ascolto “interno” del nostro corpo, possiamo imparare a fermare, o inibire, l’abituale reazione ad uno stimolo, lasciando che la natura faccia il resto.

Si tratta di permettere che il processo avvenga, visto che coinvolge processi sub-corticali, e quindi subconsci.

Fibre muscolari
I muscoli sono composti da due tipi di fibre, rosse e bianche. Le fibre rosse sono aerobiche, ossia consumano ossigeno, e non sono soggette ad affaticamento. Le fibre bianche sono più grandi e più forti, ma si affaticano, perchè producono acido lattico, che si accumula nel muscolo causando crampi. Le fibre rosse si utilizzano per mantenere la posizione seduta o eretta, e per attività poco impegnative, come per esempio passeggiare lentamente.

Le fibre bianche vengono impiegate per attività che richiedono uno sforzo maggiore per un periodo breve, quali correre per prendere l’autobus, alzare un peso, fare sport.

“Nel caso della persona media che abbia una funzione muscolare inappropriata, alcuni muscoli saranno ipercontratti, chiamando in causa le fibre bianche soggette ad affaticamento, mentre altri muscoli, saranno ipoutilizzati, per cui le fibre posturali (rosse) non verranno usate adeguatamente e potrebbero atrofizzarsi.”

Se adottiamo abitualmente una posizione seduta inappropriata, lasciandoci sprofondare in una posizione scomposta, le fibre rosse di alcuni muscoli dorsali diventeranno sottoutilizzate e tenderanno a perdere la loro caratteristica ‘indefaticabilità, altri invece saranno iperstimolati per cui dovremo compiere un enorme sforzo solo per stare seduti o in piedi nel modo corretto.

Cosa intendiamo per “buona postura”
Certamente non la posizione rigida del sergente militare - testa in su, spalle in dietro - ma piuttosto uno stato dinamico in cui il corpo è pronto ad essere utilizzato nel modo più efficiente, sia che siamo seduti, in piedi, o impegnati in una qualche attività.

Un buon “uso di se”, come dice F. M. Alexander studioso e fondatore di un metodo specifico per il recupero posturale, riduce le sollecitazioni cui vengono sottoposte le articolazioni e le ossa, rendendole meno soggette a disturbi quali l’artrite che possono insorgere in vecchiaia. Inoltre, aiuta a prevenire il mal di schiena. Ma agisce anche su altre parti del corpo.

Tendiamo a dimenticare che tutti i nostri organi addominali pendono dalla fascia profonda collocata nel collo, la quale è attaccata alla colonna cervicale. Detta fascia è collegata con il pericardio e quindi con il tendine centrale del diaframma, dal quale pendono a loro volta lo stomaco, il fegato e l’intestino. Ne consegue che un cattivo portamento del collo e delle spalle può avere ripercussioni su tutti gli organi interni.

“E’ solo quando le vertebre dorsali e cervicali sono nella posizione di massima estensione che le viscere vengono sollevate al livello che permette il funzionamento ottimale.”

Una cattiva postura può anche avere effetti psicologici negativi. Certe volte, un adolescente incomincia a stare seduto in modo collassato quando sta passando un momento di particolare debolezza, dopo una malattia o durante un periodo di crescita accelerata, ma se la posizione errata diventa un’abitudine, può indurre un atteggiamento letargico e poco collaborativo. Allo stesso modo, se un impiegato si sente insicuro, talvolta adotta un contegno dimesso e remissivo; ma la postura stessa può farlo sentire ancora più insicuro, instaurando un circolo vizioso.
Eric de Peyer disse, “Se adottiamo abitualmente un atteggiamento depresso, siamo già diventati potenziali vittime della depressione.”


Quali sono le cause del cattivo comportamento?
Dovremmo forse sapere istintivamente come usare il nostro corpo, ma oggigiorno le cattive abitudini posturali sono molto diffuse, per due motivi principali. Il primo è che la civiltà moderna ci obbliga a vivere in un ambiente che è radicalmente diverso da quello per il quale si è sviluppato il nostro corpo nel corso degli ultimi cinque milioni di anni: il nostro scheletro non è adatto per una vita sedentaria, come quella che conduce ora la maggior parte di noi. La seconda ragione è che i nostri istinti, ossia i comportamenti già automatizzati, devono sempre essere coadiuvati da modelli comportamentali che vengono acquisiti o imparati; ma impariamo bene solo se il nostro cervello riceve degli input corretti, mentre troppo spesso i nostri meccanismi sensori vengono attutiti dalle nostre abitudini.
Scrive Thérèse Bertherat nel suo libro La tigre in corpo: ”La nostra condizione di bipedi non ha cambiato la distribuzione dei muscoli: ora mostriamo la faccia ventrale, che di solito gli animali non mostrano, che è divenuta anteriore, mentre la zona dorsale dietro di noi ha mantenuto la stessa forza di quando eravamo quadrupedi.”

“Ora che abbiamo faticato per elevarci sui nostri due piedi cerchiamo di negare la tenacia di questa muscolatura posteriore e la mortifichiamo con le cattive abitudini dimenticando le magnifiche trasformazioni che ha fatto per portarci dalle acque primordiali ai giorni nostri. La colonna ha mantenuto l’atleticità del serpente appena la liberiamo dalle inutili tensioni.”

“Il corpo sa cogliere il momento in cui le torsioni si sciolgono, sa impadronirsi dell’impulso dato e mettersi al lavoro. Da solo. Si libera e noi diventiamo più belli. È una pulsione forte , come la vita, che lo spinge a levigare, modellare, plasmare e guarire le vecchie ferite. Dobbiamo solo lasciarlo fare.”

Dagli inizi dell’800 in Occidente alcuni ballerini, attori, atleti si sentirono sempre più in difficoltà nel dover seguire metodiche di apprendimento ormai lontane dalle leggi profonde che regolano la fisicità.
Di fronte a gravi ostacoli come dolore e traumi ripresero ad ascoltare i messaggi che il loro corpo dava facendo nascere approcci e tecniche più rispettose ed utilizzando movimenti liberi e coscienti.
“Io credo che l’unità di mente e corpo sia una realtà oggettiva. Non si tratta solo di parti collegate in qualche modo tra di loro, ma di un tutto che è indivisibile durante il suo funzionamento. Un cervello senza corpo non potrebbe pensare...”

Moshe Feldenkrais

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